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Lampedusa torna ad essere luogo di approdo

Con l’avvento di Triton, l’isola torna a essere una frontiera, nel disinteresse dei media

Di Marta Bernardini e Francesco Piobbichi

Scrivevamo poco tempo fa che il dispositivo della frontiera nel mondo globalizzato doveva essere interpretato come un dispositivo mobile, che risente dei rapidi mutamenti decisionali degli Stati e del contesto geopolitico. A quanto pare - almeno è la storia di queste ultime settimane - Lampedusa torna ad essere punto di approdo dei migranti. Dopo che per un lungo anno il dispositivo Mare Nostrum aveva messo l'isola ai margini della frontiera, tutto sembra ritornare a prima della tragedia del 3 ottobre 2013, data in cui un’imbarcazione con centinaia di persone si ribaltò provocando una delle più grandi tragedie del Mar Mediterraneo. Con la fine di Mare Nostrum, che di fatto rimane con una sola nave nel Canale di Sicilia, e con l'avvento di Triton, Lampedusa torna ad essere quella che è sempre stata da venti anni a questa parte, luogo di confine e frontiera. Saranno quindi principalmente le veloci imbarcazioni della Capitaneria di Porto a prendersi in carico il soccorso delle persone che chiedono aiuto in mare, mentre la Marina Militare avrà un ruolo sempre più ridotto con il passare del tempo. A Lampedusa si può quindi anche vedere come, a seconda delle fasi, siano gli stessi corpi dello Stato ad espandersi o a ritirarsi rispetto alla dinamica del confine. Un confine, con pochi diritti e pochi doveri, per chi vive in questa isola riempita di radar militari. E un confine anche per chi in questa isola arriva sano e salvo dopo una lunga traversata, e si trova costretto a lasciare le sue impronte ad un sistema di accoglienza che lo recinterà in Italia, impedendo a chi vuol arrivare nelle altre parti d'Europa di raggiungere la propria destinazione in maniera legale.

Come dicevamo, Lampedusa torna ad essere un luogo di approdo, seppure i media non se ne stiano ancora riinteressando, rendendo l’isola ancora una volta una rappresentazione costruita dall’esterno. Dai primi di gennaio ad oggi sono arrivate sull’isola circa 500 persone e molte, quasi 300, sono state “sistemate provvisoriamente” al Centro di primo soccorso e accoglienza di Contrada Imbriacola, che sembra aver riaperto i suoi cancelli anche se non “ufficialmente”. Ora il Cpsa, dopo varie peripezie, è gestito dalla Misericordia di Isola Capo Rizzuto che si è aggiudicata la sua conduzione per i prossimi anni (http://www.misericordie.it/misericordie/news-dalla-confederazione/2043-le-misericordie-tornano-a-lampedusa.html). Proprio stamattina sono avvenuti i trasferimenti di circa 150 persone, via mare e via aerea, per diverse destinazioni, tra cui Sicilia e Sardegna. Attualmente al Centro rimangono circa 140 persone che probabilmente verranno spostate nei prossimi giorni.

La riapertura del Cpsa, dovuta all'arrivo di persone provenienti principalmente dalla Libia, è uno degli effetti principali della chiusura di Mare Nostrum, mentre sembra allontanarsi sempre di più l'ipotesi di aprire corridoi umanitari protetti per chi fugge da guerre e miserie e cerca una speranza nella fortezza occidentale. Il destino delle persone che una volta lasciata Lampedusa approdano in Italia con il traghetto di linea o gli aerei, noi non lo sappiamo quasi mai, non sappiamo ad esempio se i tunisini sono stati respinti – come immaginiamo – e dove invece siano state portate tutte le persone che decidono di fare la richiesta di asilo politico. In più di un’occasione ci sono arrivate richieste di aiuto da parte di familiari per rintracciare i propri cari approdati in Italia, soprattutto i più giovani e i minori. La rete per avere queste informazioni non è mai abbastanza estesa, anche se sono tante le associazioni che si impegnano ad offrire un’assistenza e un accompagnamento dignitoso e attento. Infine possiamo confermare, almeno per quanto abbiamo potuto direttamente osservare vedendo la composizione dei flussi, che i siriani non passano più per la Libia come snodo principale per raggiungere l'Europa, e la maggior parte delle persone approdate provengono invece dall'Africa Centrale e Sub sahariana.

Nelle prossime settimane vedremo se questo flusso continuerà, è certo evidente che nonostante l’inverno rallenti le partenze, il numero di persone che provano ad attraversare il mare a rischio della vita non diminuisce; e Mare Nostrum di fatto è già concluso.

Fonte Mediterranean Hope/Nev

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