Sfogliando i giornali del 20 gennaio
20 gennaio 2015
I sequestri in Centrafrica, il blitz dei militari in Camerun contro Boko Haram, la morte del magistrato argentino che accusava Cristina Fernández, l'appello per la tolleranza religiosa in Myanmar, la fragile tregua in Yemen. Tra le cinque notizie di oggi da conoscere
01 – Tre persone rapite in Centrafrica nelle ultime 24 ore
Due persone sono state rapite a Bangui, nella Repubblica Centrafricana, mentre stavano partecipando a una missione umanitaria. Un’operatrice umanitaria francese di 67 anni, che si trovava in missione nella Repubblica Centrafricana, è infatti stata sequestrata insieme a un operatore locale dell’organizzazione non governativa cattolica Codis, Coordination diocésaine de la santé, mentre si trovava a bordo di un’automobile che trasportava medicinali. È invece sfuggito all’agguato il sacerdote Elkana Ndawatcha, che conduceva l’auto, e che ha chiarito la dinamica del rapimento. Secondo quanto sostenuto dalla polizia, gli uomini armati che hanno compiuto l’attacco appartengono alla milizia anti-balaka, letteralmente “anti-machete”, che si oppone agli ex ribelli di Séléka, e potrebbe essere una ritorsione per l’arresto di uno dei loro leader, Rodrigue Ngaïbona, avvenuto domenica a Bouca, nel nordovest del paese. Inoltre, anche un funzionario delle Nazioni Unite è scomparso nella capitale della Repubblica Centrafricana, ma in questo caso non è ancora chiara la dinamica.
02 – Camerun, blitz dei militari: liberati 24 degli 80 ostaggi rapiti da Boko Haram
In un’operazione compiuta ieri, l’esercito camerunese ha liberato 24 persone tra le circa 80 che erano state rapite domenica in un raid del gruppo terroristico Boko haram nel nord del Camerun. Secondo il portavoce del governo e ministro delle comunicazioni, Issa Bakari, i 24 ostaggi «sono stati liberati mentre gli aggressori stavano tornando in Nigeria». L’azione del governo del Camerun è la prima dopo che il Ciad ha deciso di inviare truppe nel paese per sostenere la guerra contro il gruppo terrorista nigeriano. «I terroristi sono fuggiti in Nigeria con cinquanta ostaggi» ha poi aggiunto. L’ultimo mese è stato uno dei più tragici per il nordest della Nigeria: da metà dicembre a oggi almeno 248 persone sono morte a causa di attacchi compiuti da Boko haram, e nella giornata di ieri la cancelliera tedesca Angela Merkel ha chiesto chiesto che l’Unione Europea collabori a finanziare una missione militare africana in Nigeria nei Paesi confinanti.
03 – Trovato morto il magistrato che accusava la presidente argentina Cristina Fernández
Migliaia di persone hanno marciato ieri notte lungo le strade di Buenos Aires e in altre città dell’Argentina dopo la morte del pubblico ministero argentino Alberto Nisman, trovato morto a 51 anni nel suo appartamento domenica. Nisman era il magistrato che aveva messo sotto accusa la presidente argentina Cristina Fernández de Kirchner per aver coperto il coinvolgimento dell’Iran nell’attentato contro un centro ebraico di Buenos Aires nel 1994, quando furono uccise 85 persone e ne rimasero ferite più di duecento. I manifestanti, che non credono all’ipotesi del suicidio, si sono riuniti di fronte alla Casa Rosada, sede del governo argentino, e hanno chiesto alla presidente Fernández di fornire risposte sulla vicenda, anche per evitare che i sospetti di coinvolgimento del governo nella morte del magistrato vengano rafforzati. La presidente Fernández ha chiesto ai servizi segreti argentini di togliere il segreto di stato dalle intercettazioni e dai documenti chiesti da Alberto Nisman, in modo da permettere la continuazione delle indagini.
04 – Myanmar, dal presidente un appello per la tolleranza religiosa
Il presidente del Myanmar Thein Sein, preoccupato delle tensioni e della crescita del nazionalismo della destra buddista, ha dichiarato ieri che il popolo del paese deve ricominciare a mostrare la «grande tolleranza religiosa e capacità di coesistere fianco a fianco» che caratterizzava il Myanmar fino a qualche anno fa. «Si può vedere nelle chiese, nei templi e nelle moschee cresciute in molte aree della città di Yangon», ha poi aggiunto il presidente, che ha puntato il dito contro i gruppi, nazionali e internazionali, cresciuti sottolineando le differenze di religione ed etnia. Questo discorso segue di alcuni giorni la conclusione della visita dell’inviata delle Nazioni Unite per i diritti umani, che ha espresso preoccupazione «per l’uso della religione con l’obiettivo di creare divisioni tra le persone». In questi ultimi anni, infatti, il nazionalismo buddista nel paese ha visto un violenze crescenti contro le minoranze musulmane, senza che il governo prendesse una chiara posizione contro le azioni estremiste.
05 – Yemen, la tregua non regge
Non sembra reggere la tregua sottoscritta ieri a Sana’a, la capitale dello Yemen. Questa mattina, infatti, i ribelli sciiti Houthi hanno circondato il palazzo repubblicano nel centro della capitale, dove abita il primo ministro. Un portavoce del governo ha inoltre confermato che il premier Khaled Bahah si trova all’interno dell’edificio. Questa azione militare segue quella di ieri, quando i ribelli avevano preso possesso dell’agenzia stampa e della televisione di stato, oltre ad aver tentato un assalto al palazzo presidenziale, concluso però con un “cessate il fuoco” concordato dalle parti. Questa mattina gli scontri sono ripresi, e secondo il ministro dell’Informazione, ci si può attendere un colpo di stato entro breve termine.