Un papa imprevedibile che fa paura
05 gennaio 2015
Tre esponenti del mondo evangelico commentano il recente attacco a papa Francesco e l’appello dei cattolici di base in sua difesa
Un attacco «mirato e frontale», una «vera dichiarazione di guerra, felpata in stile clericale ma minacciosa nella sostanza di un avvertimento di stampo mafioso»: così i firmatari di un appello natalizio «a sostegno di papa Francesco» definiscono l’articolo di Vittorio Messori pubblicato sul Corriere della Sera del 24 dicembre, intitolato «I dubbi sulla svolta di Papa Francesco». L’intervento di Messori seguiva immediatamente il discorso di Bergoglio sui «quindici mali» della Curia romana, pronunciato il 22 dicembre in occasione degli auguri natalizi. Per Messori il papa è «imprevedibile», di una imprevedibilità che turba «la tranquillità del cattolico medio»; e cita una serie di aspetti «contraddittori» dell’azione di Bergoglio, tra i quali – tanto per citare un tema che come protestanti ci interessa da vicino – la visita al pastore pentecostale Giovanni Traettino, ovvero «il Papa che prende l’aereo per abbracciare e augurare buoni successi a un amico carissimo, pastore proprio in una delle comunità che stanno svuotando quella cattolica e proprio con il proselitismo da lui condannato duramente nei suoi».
I firmatari dell’appello – cattolici «di base» come Vittorio Bellavite, coordinatore del movimento «Noi siamo Chiesa», le Comunità cristiane di base, il prete genovese don Paolo Farinella, don Luigi Ciotti, presidente di «Libera», padre Alex Zanotelli e altri ancora – esprimono solidarietà al papa con una presa di posizione che, spiega Bellavite, «va ben oltre la polemica con Messori; essa riguarda la situazione generale nella Chiesa e le diffuse, e quasi sempre silenziose, ostilità nei confronti di papa Francesco». Agli attacchi contro papa Francesco e all’appello in sua difesa il quotidiano La Repubblica ha dedicato ben due pagine sul numero del 3 gennaio, con un articolo di don Ciotti che spiega le ragioni della sua adesione; ma anche il giornale dei vescovi, L’Avvenire, è sceso in campo difendendo Bergoglio da quello che il direttore Marco Tarquinio ha definito una «ruvida uscita prenatalizia contro il nostro Papa».
Riforma ha chiesto un commento sulla vicenda ad alcuni esponenti del mondo evangelico italiano. Per il moderatore della Tavola valdese, pastore Eugenio Bernardini,«non stupisce che papa Francesco sia sotto attacco per il suo tentativo di mettere ordine nella Curia romana e di creare trasparenza nel funzionamento della Chiesa cattolica, come abbiamo visto nel recente Sinodo dei vescovi sulla famiglia, in cui per la prima volta è stata data informazione sulle varie posizioni e sull’esito delle votazioni. Senza entrare nel merito del dibattito interno alla Chiesa cattolica, ribadiamo che come valdesi e metodisti seguiamo con interesse i tentativi di rinnovamento avviati da papa Francesco, così come apprezziamo i suoi segnali di apertura ecumenica anche nei nostri confronti, dal messaggio augurale al Sinodo valdese dell’agosto scorso alle ripetute affermazioni di stima nei confronti dei valdesi».
Il presidente dell’Unione battista (Ucebi), pastore Raffaele Volpe, si spinge fino ad affermare la necessità di «difendere il papa»: «Per la proprietà transitiva, se noi evangelici italiani siamo amici dei cattolici di base e i cattolici di base difendono il papa, anche a noi evangelici tocca difendere il papa». «Quando ero pastore a Firenze – ricorda Volpe - mi capitò diverse volte di schierarmi in difesa di Alessandro Santoro, parroco scomodo della parrocchia scomoda del quartiere scomodo Le Piagge di Firenze. Un parroco sempre sotto attacco della gerarchia cattolica. E ora non posso nascondere la sorpresa nel vedere anche la firma di Santoro sotto l’appello in difesa del papa. “Non ci saremmo mai aspettati di pubblicare un appello in difesa del papa, eppure nell’era di Francesco, venuto dalla ‘Fine del Mondo’, succede anche questo”, così si legge sul sito della comunità delle Piagge».
«In realtà – continua il presidente battista - è alquanto paradossale difendere il papa dai poteri gerarchici, perché sembrerebbe una contraddizione in termini, visto che il papa è la massima espressione di questo potere gerarchico. Ma noi evangelici italiani siamo amici dei cattolici di base e se loro difendono il papa dobbiamo fidarci di questa loro mossa e provare a difenderlo anche noi». E conclude con queste parole: «Anche noi siamo dalla tua parte, Francesco, quando sei il pastore del tuo gregge, quando denunci le ricchezze e i privilegi della chiesa, quando ti schieri con gli ultimi e non hai paura. Conta pure su di noi, sulle nostre preghiere e la nostra amicizia».
Il pastore Heiner Bludau, decano della Chiesa evangelica luterana in Italia, rileva che negli ultimi mesi e settimane è apparso chiaro «come Jorge Mario Bergoglio non solo ricopra l’incarico di Papa con un nuovo stile, ma soprattutto come voglia - con vigore e determinazione – realizzare davvero importanti riforme nella Chiesa cattolico-romana. E un’azione così innovatrice determina grandi speranze anche in relazione a possibili progressi concreti verso l’unità dei cristiani. D’altronde, come luterani, proprio il desiderio di superamento delle divisioni sta alla base del nostro forte auspicio di poter celebrare il 500° anniversario della Riforma nel 2017 non soltanto con le nostre sorelle e i nostri fratelli delle Chiese protestanti, ma anche con le sorelle e i fratelli cattolico-romani.
Da sempre, però, le azioni riformatrici incontrano ostacoli e generano dispute, come l’ultima all’interno della Chiesa cattolico-romana che seguo con grande attenzione. Ma, pur avendo un’opinione chiara al riguardo, mi sembrerebbe irrispettoso e scorretto intervenire con commenti o giudizi su posizioni interne ad altre organizzazioni: siano esse le opinioni di studiosi e teologi o l’appello delle comunità di base. Prego invece nostro Signore, che è e rimane il capo di un’unica Chiesa - sebbene divisa ancora in tante realtà - affinché ci guidi tutti e sostenga chi s’impegna concretamente per formare la comunione dei credenti e corrispondere così alla sua volontà».