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Sfogliando i giornali del 15 dicembre

Il primo accordo globale sul clima, gli arresti di giornalisti in Turchia, il naufragio in Congo, le prigioni segrete della Cia in Romania e la bozza di risoluzione sulla fine dell'occupazione israeliana

01 – Clima, raggiunto il primo accordo globale, un’intesa all’ultimo minuto in vista di Parigi 2015

La Stampa racconta oggi dell’accordo raggiunto tra 195 paesi partecipanti al vertice sul clima COP20, chiuso a Lima con un prolungamento di quasi due giorni dei negoziati, che al momento della chiusura prevista non avevano ancora raggiunto nessuna intesa significativa. L’intesa, che per la prima volta coinvolge tutti i paesi presenti, è considerata la più importante degli ultimi 20 anni perché impegna anche Cina e India, i due Paesi più popolosi al mondo, che nei giorni precedenti si erano opposti con forza ad ogni tipo di impegno formale per timore di intaccare il loro potenziale di crescita. Secondo una valutazione preliminare, gli impegni presi a Lima potrebbero consentire una riduzione del 50% dell’impatto dei gas serra sulla temperatura mantenendo l’innalzamento della temperatura globale entro il valore–limite dei 2 gradi Celsius. Appuntamento a Parigi nel 2015 per un vero trattato globale.

02 – Turchia, arresti nella retata contro giornalisti e opposizione.

La polizia turca ha arrestato 32 giornalisti colpevoli, secondo le autorità, di «cospirare per un colpo di Stato». Gli agenti hanno fatto irruzione nella redazione del quotidiano Zaman e della televisione Samanyolu, entrambi vicini alle posizioni di Fethullah Gülen, predicatore islamico e leader dell’opposizione in esilio volontario negli Stati Uniti. L’operazione fa parte di una campagna voluta dal presidente Recep Tayyip Erdoğan contro i giornalisti più critici nei confronti dell’Akp, il partito islamista conservatore del presidente Erdoğan, al potere dal 2002. Secondo l’Unione europea l’azione delle forze di sicurezza turche «va contro i valori europei e gli standard a cui la Turchia aspira di fare parte».

03 – Naufragio nella Repubblica democratica del Congo, 129 morti sul lago Tanganica

Sono almeno 129 i morti del naufragio sul lago Tanganica, nella Repubblica democratica del Congo. Alla fine della scorsa settimana un battello si è ribaltato e all'inizio si riteneva che le vittime fossero circa 30. Ma nella giornata di ieri il ministro dei Trasporti congolese ha riferito che i soccorritori hanno recuperato molti corpi in più. Il battello stava trasportando persone e merci tra Katanga e Sud Kivu e si è ribaltato probabilmente a causa del carico eccessivo. Degli oltre 500 passeggeri a bordo, solo 232 sono stati tratti in salvo.

04 – Cia, la Romania conferma la presenza di prigioni segrete sul suo territorio

L’ex capo dell’intelligence romena, Ioan Talpes, ha dichiarato che la Cia aveva «almeno una prigione nel Paese». È la prima volta che un funzionario romeno conferma le informazioni contenute nell’inchiesta pubblicata il 9 dicembre dal senato statunitense. Secondo il rapporto, la Cia aveva delle prigioni segrete in diversi Paesi stranieri, dove presunti terroristi subivano interrogatori e torture. Mentre il governo dell’Afghanistan si era immediatamente dichiarato estraneo alle azioni compiute durante la “guerra al terrorismo” portata avanti dall’amministrazione Bush, tutti gli altri paesi avevano negato il loro coinvolgimento. Tuttavia, nella serata di ieri è emersa una dichiarazione del governo britannico, che ha ammesso che alcuni riferimenti al ruolo dei servizi segreti del Regno Unito sarebbero stati eliminati dal rapporto dopo un consulto tra il Sis e la Cia. Secondo l’amministrazione Cameron le revisioni richieste erano giustificate da motivi di «sicurezza nazionale» e non riguardavano la partecipazione dei servizi britannici agli interrogatori o agli arresti extragiudiziali dei presunti terroristi.

05 – La Palestina presenterà mercoledì la bozza di risoluzione sulla fine dell'occupazione israeliana

Mercoledì 17 dicembre i rappresentanti della Palestina presso le Nazioni Unite presenteranno una bozza di risoluzione con cui si chiede la fine dell’occupazione israeliana e il ritiro da tutti i territori occupati dopo il 1967. La proposta palestinese prevede la definizione di un termine di due anni entro cui Israele dovrebbe mettere fine all'occupazione. Intanto, anche i governi di Giordania, Palestina e Francia, in modo diverso, avevano annunciato di voler al Consiglio di Sicurezza Onu la richiesta di votare l’abbandono della Cisgiordania da parte dello stato israeliano entro il 2016, ma la proposta era stata accolta con scetticismo da parte di Washington principalmente per motivi legati ai tempi di realizzazione, considerati troppo stretti. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto sapere che «Israele respinge i tentativi di assalti diplomatici, attraverso decisioni dell'Onu, per costringerci ad un ritiro entro i confini del 1967 in due anni. E il motivo – ha aggiunto il premier – è che un eventuale ritiro porterebbe estremisti islamici nei sobborghi di Tel Aviv e nel cuore di Gerusalemme».

Fonte copertina: https://www.flickr.com/photos/unfccc/15922670961/