Sfogliando i giornali dell'11 dicembre
11 dicembre 2014
Le cinque notizie di oggi da sapere: le dichiarazioni di Dick Cheney sull'inchiesta del Senato Usa sulla Cia, gli impegni delle Nazioni Unite sui rifugiati, i tumulti di Tor Sapienza, le reazioni all'uccisione del ministro palestinese Ziad Abu Ein e la water tax in Irlanda
01 – Torture Cia, Cheney non è pentito.
«Lo rifarei in un minuto»: così ha commentato l’ex vicepresidente degli Stati Uniti, Dick Cheney, intervistato ieri da Fox News a proposito dell’inchiesta del Senato sulle torture e le violenze portate avanti dalla Cia nella “guerra al terrorismo” negli anni tra il 2001 e il 2009. L’ex vicepresidente, infatti, ha sottolineato l’utilità delle misure, che «hanno permesso di catturare chi ha ucciso 3.000 persone persone l'11 settembre 2001». Intanto sono numerose le reazioni alla notizia: da un lato l’amministrazione Obama ha deciso di chiudere il carcere di nella base di Bagram, in Afghanistan, uno dei luoghi centrali nella strategia dell’agenzia di intelligence, mentre i governi di tutto il mondo prendono le distanze dai metodi statunitensi. Il presidente dell’Afghanistan Ashraf Ghani li ha definiti «atti disumani», mentre secondo la cancelliera tedesca Angela Merkel si tratta di «un grave errore». Su The Guardian, infine, si racconta delle concrete possibilità che il primo embrione dell’Isis si sia formato proprio in una delle carceri statunitensi in Asia, quella di Camp Bucca, nell’Iraq del sud.
02 – Sui rifugiati siriani solo primi impegni
Con una decisione presa martedì presso le Nazioni Unite, la comunità internazionale si è impegnata ad accogliere 100.000 siriani costretti a lasciare il loro paese a causa della guerra civile. Si tratta di un risultato che l’Unhcr, l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati, ha accolto positivamente, ma che risulta comunque insoddisfacente, visto che, come afferma il New York Times, «le necessità di aiuto e solidarietà sono di gran lunga maggiori». Le promesse di sostegno internazionale riguardano 28 paesi, perlopiù europei, e sono arrivate insieme alla decisione di rifinanziare le attività del World Food Programme, che aveva recentemente lanciato un allarme a proposito dell’esaurimento dei fondi necessari a garantire a 1,7 milioni di persone l’assistenza minima in campo alimentare e di avvicinamento dell’inverno. Secondo Unhcr, i rifugiati siriani in Turchia, Iraq, Giordania, Libano ed Egitto sono circa 3.200.000.
03 – Minacce, aggressioni e avvertimenti mafiosi: l'ombra di Buzzi sui tumulti di Tor Sapienza
Continua a far discutere l’inchiesta su “Mafia capitale” o “Mondo di mezzo”, il sistema di stampo mafioso che nella città di Roma avrebbe gestito, tra le altre cose, i campi rom e i Cara, i centri per richiedenti asilo. Su Repubblica oggi si riflette sulle possibili connessioni tra la Cooperativa 29 giugno e le violente proteste del mese scorso a Tor Sapienza, dove si trova proprio un Cara. «Chi insufflò le prove di pogrom di Tor Sapienza? Chi doveva incassare i dividendi delle notti di fuoco, sassi e cocci di bottiglia di una borgata "rossa" che improvvisamente, a metà novembre, si era accesa al comando di saluti romani e ronde assetate di "negri" e "arabi"?» si chiede il quotidiano, che cita alcune intercettazioni tra Salvatore Buzzi, direttore della Cooperativa 29 giugno, e vari collaboratori. Intanto, questa mattina i carabinieri hanno arrestato Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, entrambi indagati per associazione di tipo mafioso e associati alla ‘ndrangheta. Si tratta della prima prova concreta delle connessioni tra il Mondo di mezzo e le mafie del sud Italia, ma secondo uno storico membro della Banda della Magliana ed elemento di connessione tra Roma e Cosa Nostra, Ernesto Diotallevi, sarebbe stato il sindaco Alemanno ad avvicinare Carminati, e non il contrario come finora ipotizzato.
Su estrema destra e periferie romane segnaliamo invece il reportage di Leonardo Bianchi pubblicato sul sito di Internazionale.
04 – L’esercito israeliano ha rafforzato la sicurezza dopo la morte del ministro palestinese
A distanza di un giorno dall’uccisione del ministro palestinese Ziad Abu Ein, avvenuta in seguito ad un’aggressione da parte di soldati israeliani, il presidente palestinese Abu Mazen ha annunciato che «restano aperte tutte le opzioni» a proposito di un eventuale congelamento della cooperazione di sicurezza tra Israele e l’Autorità nazionale palestinese per rispondere alla morte del ministro, incaricato di seguire il dossier sulla colonizzazione all’interno dell’Anp. Secondo i risultati dell’autopsia, inoltre, il ministro è morto a causa dei colpi ricevuti dai militari e per aver inalato del gas lacrimogeno usato per disperdere i manifestanti nel villaggio di Turmusiya. Inoltre, l’istituto di medicina legale che ha seguito l’autopsia, il ministro avrebbe potuto salvarsi se i coloni israeliani non ne avessero ostacolato il trasporto in ospedale. Israele ha deciso di non commentare la notizia dopo le affermazioni di ieri secondo cui la morte del ministro sarebbe avvenuta a causa di un infarto. Ci sono invece reazioni dell’esercito israeliano, che ha annunciato il rafforzamento delle misure di sicurezza in Cisgiordania per il timore di crescenti proteste. Secondo La Stampa l’esercito sarebbe in realtà pronto a entrare nei Territori per una nuova operazione su larga scala.
05 – Proteste in Irlanda contro la water tax
Circa quarantamila persone si sono radunate ieri pomeriggio di fronte al parlamento irlandese per protestare contro la tassa sull’acqua pubblica annunciata dal governo il 19 novembre. Si tratta dell’ultima tra le misure di austerity richieste dalla cosiddetta troika a quello che è stato il primo paese ad entrare in una specie di amministrazione controllata dopo lo scoppio della crisi nel 2008. «Non pagheremo» era lo slogan principale scelto dai manifestanti, tra i quali un piccolo gruppo si è scontrato con la polizia e due persone sono state arrestate. Il governo, accusato dai manifestanti di aver speso male i soldi risparmiati negli anni e di aver deciso di introdurre questa tassa in modo iniquo e opaco, ha cercato in serata di tranquillizzare i cittadini proponendo una riduzione dell’importo di questa nuova imposta, ma ha anche garantito che non verrà fatto nessun passo indietro rispetto alla decisione. «Il pacchetto di misure che stiamo portando avanti è il migliore possibile. La maggioranza dei cittadini ragionevoli lo riconoscerà», ha dichiarato il ministro dell’Ambiente, Alan Kelly.