La gioia per il Dio che salva
03 dicembre 2014
Un giorno una parola – commento a Luca 1, 46-47
Il Signore è la mia forza e il mio scudo; in lui s’è confidato il mio cuore, e sono stato soccorso; perciò il mio cuore esulta, e io lo celebrerò con il mio canto.
(Salmo 28,7)
E Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore, e lo spirito mio esulta in Dio, mio Salvatore.
(Luca 1, 46-47)
L’inizio del cantico di Maria, il famoso Magnificat. Ma che cosa ci sarà da esultare per questa ragazza che si ritrova incinta da fidanzata, che ancora non convive e non ha nemmeno un anello al dito? Maria celebra la grandezza del Signore perché legge in quello che le sta accadendo il compimento della promessa che le è stata fatta dall’angelo con l’annuncio della nascita di suo figlio. La sua anima, cioè la sua persona, con il suo mondo interiore consapevole, rende lode al Signore, il compitore della promessa. Alla luce del movimento della promessa e dell’adempimento da parte di Dio, nasce la lode. Chi loda sa che colui che compie la promessa è il Dio che salva. Maria loda perché dal centro di tutta la sua affettività, il suo spirito, emerge la gioia per il Dio che salva. La salvezza nel Cantico di Maria non resta un concetto astratto, ma tocca la realtà umana. Salvezza è riferimento alle opere di Dio rivolte all’umanità. La fede biblica in questo senso parte da lontano: dalla liberazione dall’Egitto, al miracolo della continua esistenza del popolo di Dio nonostante le sue infedeltà, fino a questo nuovo evento che giunge in Gesù Cristo. Il cantico di Maria declinerà le opere di salvezza come un vero e proprio riscatto per chi vive imprigionato e schiacciato dalla forza dei potenti umani. Nella storia privata di Maria si svela la storia di Dio. La sua lode di Dio davanti a sua cugina Elisabetta è la lode di ogni credente che ritrova per sé e per gli altri il Dio che salva.