«Noi corriamo per gioco, i rifugiati no!» alla Maratona di Firenze
27 novembre 2014
L’iniziativa di sensibilizzazione sulla condizione dei rifugiati è sostenuta in Italia dal Servizio rifugiati e migranti (Srm) della Fcei
Domenica 30 novembre si terrà la 31a Maratona di Firenze, la classica internazionale di corsa su strada che si snoda per 42 chilometri e 195 metri e che richiama migliaia di sportivi e appassionati provenienti da tutto il mondo. Quest’anno parteciperà alla Firenze Marathon anche il pastore Thomas Stephan, maratoneta dilettante, che correrà indossando una t-shirt sulla quale sarà stampato lo slogan «Noi corriamo per gioco, i rifugiati no!». Si tratta di un’iniziativa già sperimentata con successo in Germania che arriva anche in Italia. L’idea è di mettere a confronto l’esperienza della maratona, occasione di gioia e di condivisione, con i viaggi di chi è costretto a “correre”, a lasciare il proprio paese per salvarsi la vita. In questo modo anche una maratona cittadina può diventare uno strumento efficace di sensibilizzazione sulla condizione dei rifugiati e un’occasione per testimoniare la preoccupazione di tanti cristiani circa la sorte delle persone che fuggono dalla guerra, dalla fame e dalla povertà dei loro paesi d’origine. Nella lettera in cui propone l’iniziativa alle chiese evangeliche italiane, Stephan spiega che i partecipanti possono identificarsi con i rifugiati e dire «sto correndo, e posso farlo dove e quando voglio, ma allo stesso tempo ci sono persone che sono costrette a correre una gara molto più pericolosa...».
L’iniziativa, promossa dalla Commissione delle chiese per i migranti in Europa (Ccme) e dalla Chiesa evangelica in Hessen e Nassau (Germania), è sostenuta in Italia dal Servizio rifugiati e migranti (Srm) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), che per l’occasione ha preparato un volantino da distribuire durante l’evento pubblico fiorentino. «Quando sentiamo uno sparo, per noi significa: partenza. Quando un/a rifugiato/a sente uno sparo ha paura per la propria vita. Quando ci sentiamo affamati e assetati durante la corsa, lungo il percorso ci sono delle stazioni che offrono cibo e bevande. Quando un/a rifugiato/a ha fame e sete ha a disposizione solo ridotte razioni di cibo. Quando vediamo delle persone applaudire ed urlare, queste ci stanno sostenendo, quando attraversiamo la linea del traguardo ci aspetta un caloroso benvenuto. Quando un/a rifugiato/a vede delle persone gridare e battere le mani, spesso incontra l’odio e il rifiuto invece dell’accoglienza», si legge in alcuni passaggi del volantino.
Anche le chiese evangeliche fiorentine sono state coinvolte nell’iniziativa. Si spera che domenica, insieme al pastore Stephan, possa esserci un gruppetto di credenti che corrano lungo il percorso che tocca i luoghi più affascinanti della città del giglio, indossando le magliette con lo slogan «Noi corriamo per gioco, i rifugiati no!»