Sfogliando i giornali del 17 novembre
17 novembre 2014
Le cinque notizie di oggi da sapere
01 – Burkina Faso, il diplomatico Michel Kafando a capo della transizione
Il diplomatico Michel Kafando, scrive Al Jazeera, è stato scelto per presiedere la transizione in Burkina Faso, per un periodo compreso tra la sua nomina ufficiale, prevista nei prossimi giorni, fino alle elezioni previste per il novembre del 2015. Kafando è stato scelto perché ritenuto in grado di dare seguito al percorso cominciato con la cacciata del presidente Blaise Compaoré, avvenuta il 31 ottobre scorso in seguito a proteste di massa, e all’insediamento di una giunta militare guidata dal colonnello Isaac Zida. La scelta di Kafando è stata portata avanti da un comitato composto da 23 membri di provenienza militare, civile e religiosa, e ora il nuovo presidente, che non potrà candidarsi alle elezioni del prossimo anno, dovrà occuparsi di formare un governo composto da 25 ministri. «Per me – ha dichiarato il nuovo presidente – è più di un onore, è una vera missione che prenderò con la massima serietà». L’annuncio è stato dato dal nunzio apostolico del paese, Ignace Sandwidi.
02 – Somalia, gli Shabab attaccano il palazzo presidenziale
In Somalia le milizie Al Shabaab, legate ad Al Qaeda, hanno attaccato ieri il palazzo presidenziale a Mogadiscio. II governo e la polizia hanno specificato che nessun colpo di mortaio ha centrato l'obiettivo, mentre secondo il portavoce della miliza jihadista ha dichiarato che «Abbiamo danneggiato con diversi colpi di mortaio il palazzo presidenziale». Non è la prima volta quest’anno che gli Shabab attaccano il palazzo presidenziale di Mogadiscio: già a luglio c'era stato un assalto con almeno dieci morti, e a febbraio oltre 15 persone avevano perso la vita in un'altra azione. Nonostante siano stati espulsi da Mogadiscio e dalle principali città somale tra il 2011 e il 2012, la capacità offensiva degli Shabaab resta alta.
03 – Russia e Polonia espellono i rispettivi diplomatici
Numerosi diplomatici russi sono stati espulsi dalla Polonia, provocando una reazione uguale e contraria da parte di Mosca per quello che viene ritenuto «un atto ostile e infondato». Si tratta di un nuovo momento di tensione tra Russia e Polonia in seguito all’escalation militare in Ucraina, e segue di due giorni la doppia espulsione di diplomatici tra Germania e Russia per accuse incrociate di spionaggio. Gli ultimi 12 mesi hanno nuovamente alzato la tensione tra Mosca e Varsavia, che dopo decenni di dittatura sovietica non hanno ancora normalizzato i propri rapporti diplomatici. All’inizio del 2014 il governo polacco aveva cancellato tutti gli eventi previsti per il 2015, considerato l’anno dello scambio di culture tra Russia e Polonia, mentre a ottobre aveva negato il visto per l’ingresso nel paese a un giornalista russo, considerato, senza prove concrete, una spia dei servizi segreti russi.
04 – Si avvicina l’intesa sul nucleare iraniano
Secondo il New York Times, gli Stati Uniti, l’Iran e le altre potenze regionali e mondiali che si sono incontrate a Vienna nello scorso fine settimana sono ad un passo da un accordo che potrebbe mettere un punto finale al dibattito sul nucleare iraniano, che rappresenta una delle principali preoccupazioni mondiali da almeno 12 anni. Secondo alcuni diplomatici, «il lavoro è fatto al 95%», ma rimangono in sospeso alcune decisioni di carattere politico e procedurale che dovranno essere trattate dai singoli paesi, come ad esempio la progressiva riduzione delle sanzioni applicate negli anni nei confronti della repubblica islamica. Numerosi esperti nel settore del controllo degli armamenti affermano che gli unici veri ostacoli che ancora persistono sono relativi a tematiche politiche ma non sostanziali, come la tenuta della maggioranza riformista di Hassan Rouhani anche dopo un accordo come quello che si potrebbe delineare durante la settimana.
05 – Klaus Iohannis è il nuovo presidente della Romania
Klaus Iohannis, il candidato di centrodestra alle presidenziali in Romania, ha vinto il secondo turno delle elezioni battendo l’attuale primo ministro Victor Ponta. Iohannis ha ottenuto il 54,7 per cento dei voti contro il 45,3 per cento di Ponta, che aveva invece ottenuto più voti di tutti gli altri candidati che si erano presentati al primo turno due settimane fa. Nella notte Ponta ha riconosciuto la sconfitta, tenendo un breve discorso televisivo mentre lo scrutinio era ancora in corso. Ha annunciato che continuerà a fare il primo ministro, avendo una maggioranza abbastanza solida in Parlamento. Iohannis ha 55 anni ed è sindaco di Sibiu, una città di 155mila abitanti nella regione storica della Transilvania. Fa parte della minoranza etnica di lingua tedesca e sarà il primo presidente nella storia della Romania a essere membro della chiesa luterana. Ha impostato buona parte della sua campagna elettorale sui temi della trasparenza e dell’onestà e sulla necessità di rendere più indipendente la magistratura in un paese, come la Romania, che ha livelli di corruzione piuttosto alti e un reddito pro capite tra i più bassi dell’Unione Europea dopo quello della Bulgaria.