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Nell'esordio Vieni Via il cantautorato western del romano Leo Folgori

Uno stile vintage che riporta ad una dimensione dimenticata ma confortevolmente vicina

È un cantautorato polveroso e rovente quello di Leo Folgori, classe 1982, cresciuto in un piccolo paesino nei pressi di Roma, nel quale fin da bambino ha coltivato la passione per la musica dalla quale è sempre stato circondato, anche in casa.

Dapprima batterista, poi come frontman di varie cover band, il giovane laziale ha iniziato a scrivere i propri pensieri, traducendo in parole e musica le impressioni sul mondo, le emozioni dello sguardo sulle cose, le sensazioni. Le influenze che formano lo stile di Leo Folgori sono chiare e genuine: il cantautorato italiano classico e tradizionale, e il pop rock inglese e americano. Insieme, producono questo gusto folk per le piccole cose, per ciò che c’è di celato, per le pieghe della realtà.

Pur tradendo una generosa dose di sensibilità, il lavoro musicale di questo moderno cantastorie è a tratti malinconico, ruvido, e si concentra sulla particolare e anacronistica bellezza di quegli aspetti della realtà e della vita che resta ai margini, che non è luminoso ed evidente, ma un po’ nascosto, dimesso, logoro.

L’esordio discografico di Leo FolgoriVieni Via, è un invito ad osservare dentro alle cose, senza dare un giudizio di merito, ma solo una sorta di mappa emotiva per comprendere un frammento di realtà. Gli arrangiamenti trascinati e legnosi conferiscono un’atmosfera western all’album che suona sincero ed istintivo, anche se potrebbe riverberare a tratti manieristico, ma nel complesso è solito e sostenuto da una giusta e non eccessiva dose di poesia in bilico tra tramonto e sera, che utilizza le parole con il giusto spessore, senza strafare.

Realizzare un cantautorato originale ed equilibrato non è facile, ma Leo Folgori riesce nell’impresa e in Vieni Via sperimenta con delicato rispetto un genere che troppo spesso viene considerato intoccabile e cristallizzato, impedendo di fatto la vera immortalità del suono.