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Le definizioni del nostro cruciverba

 Il libro di Antonio Di Grado su tre scrittori e la ricerca della Verità

 L’autore lo definisce un cruciverba. È vero, ma esistono molte varietà di cruciverba, e a me vien fatto di pensare che quello propostoci da Antonio Di Grado, valdese di Catania, docente di Letteratura italiana nella stessa città, sia uno di quei cruciverba difficili, privi di definizioni (si chiamano parole crociate crittografate). Perché questa sua lettura di tre autori diversi eppure avvicinabili (Sciascia, appunto, Georges Simenon e Georges Bernanos) rimanda a delle domande ulteriori: alcune se le pone Di Grado stesso; altre dobbiamo porcele noi lettori, andando a scavare nel nostro retroterra.

I libri in cui si accostano autori molti diversi, hanno un fascino particolare: ci si chiede perché «proprio questi nomi»; quale sia la logica, quale il percorso che si vuole tracciare: e spesso, più gli autori considerati sembrano distanti fra loro, più appare come originale e creativa l’idea di base che consente di accostarli. Con arditezza, a volte, correndo dei rischi. Ma assumersene il costo, consapevoli di fare un’operazione in qualche misura arbitraria, è un esercizio di responsabilità: e questo non può che piacere al lettore protestante.

Accomuna i tre autori considerati il materiale di partenza, lo sfondo (con Sciascia, bisognerebbe dire «Il contesto»): una situazione, un mistero, una macchinazione che a volte si configura esplicitamente come un caso poliziesco: ovvio e immediato pensare a Maigret, ma Di Grado giustamente indica la comune ispirazione tra i romanzi di Simenon dedicati al celebre commissario e gli altri suoi libri, considerati più importanti solo da chi legge Maigret con sufficienza. Anche nei «romans durs», come vengono da taluni indicati, c’è intrigo, c’è una costruzione delittuosa; e anche il cattolico Bernanos intitola un romanzo (poco conosciuto e ingiustamente poco apprezzato) «Un delitto». La violenza (non sempre gli omicidi, ma l’esercizio oppressivo del potere) circola in Bernanos: il tentativo di ammantarla di ideologia, anche (si pensi ai «Dialoghi delle carmelitane»). E i libri maggiori di Sciascia, dai più noti «Il giorno della civetta», «A ciascuno il suo», fino agli ultimi, asciutti ed essenziali («Il cavaliere e la morte», «Una storia semplice»), sono costruiti su indagini, che ben presto, dalla ricerca della verità su un crimine, diventano ricerca della Verità con la maiuscola, e spesso si chiudono nell’ammissione di non poterla trovare.

D’altra parte la Verità i personaggi di Bernanos la cercano, non la trovano, se non nella fede – altro elemento di interesse per il lettore protestante: sanno che la possono trovare solo nella Grazia – «Tutto è Grazia» sono le ultime parole annotate dal giovane curato di campagna dell’omonimo «Diario». E in Bernanos si distinguono da una parte i furori della ricerca appassionata da parte dei personaggi giovani, le buone intenzioni, la dedizione al proprio compito; e dall’altra parte la pacatezza di altri colleghi, preti anzianotti ma fortissimi, corpulenti, ruvidi eppure umanissimi, resi tetragoni dalle difficoltà della vita in una provincia rurale tetra e crudele nel separare i potenti da chi subisce: sanno che la Verità si può trovare accettando la propria vita e affidandosi a un Dio che sembra una formula, ma è una realtà invece conosciuta da lungo tempo. E d’altra parte, quanti zelanti funzionari ritroviamo anche in Sciascia, a fare i conti con l’immobilismo di una società pronta ad annullare qualunque istanza di cambiamento, per garantire la conservazione del potere? Quanto a Simenon, l’ipocrisia è forse l’atteggiamento più implacabilmente descritto nei suoi libri.

I romanzi di Sciascia e Simenon sono meno espliciti, riguardo a Dio, di quelli di Bernanos, credente convinto anche se tormentato: ma le domande che affiorano da queste libri sono quelle che spingevano all’invettiva i profeti; sono le motivazioni che spingono Gesù ai suoi scatti più irati nei confronti di chi è ipocrita. La ricerca della verità non è solo un assillo mentale o la necessità di far bene il proprio lavoro: è il requisito per vivere una vita degna secondo un’idea di giustizia e di «pietas» che per noi trae origine dalla Bibbia e dalla fede. Per capire quanto ne siamo permeati si possono fare i percorsi più diversi: anche attraverso questo percorso letterario, che ci obbliga a scrivere ancora una volta, le definizioni del cruciverba che è la nostra vita.

* Antonio Di Grado, «Un cruciverba italo-franco-belga. Sciascia-Bernanos-Simenon». Acireale- Roma, Bonanno editore, 2014, pp. 71, euro 10,00.
Foto: "Rupert Davies as Maigret in Murder on Monday" di Allan warren - Opera propria. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons.