Il Tar della Lombardia boccia la limitazione d'orario alle slot machine
31 ottobre 2014
«L'epidemia del gioco d’azzardo patologico continua imperterrita la sua corsa e inficia la vita di molte famiglie e ragazzi»
Il Tar della Lombardia ha bocciato l'ordinanza del 15 ottobre del Comune di Milano che limitava l'orario di accesso alle slot machine dalle 9 alle 12 e dalle 18 alle 23, e ha fissato la prossima discussione sul tema il 19 novembre. Il Comune di Milano ha già fatto sapere che ricorrerà al Consiglio di Stato contro il decreto del Tar. Ne abbiamo parlato con Simone Feder, psicologo, coordinatore dell'Area Giovani e Dipendenze alla Casa del giovane di Pavia, promotore del Movimento No Slot, associazione che lotta contro il gioco d’azzardo patologico.
Come commenta la decisione del Tar?
«Siamo al Tar dei balocchi. Mi duole pensare che c’è un'epidemia che continua imperterrita la sua corsa e inficia la vita di molte famiglie e ragazzi: il gioco d’azzardo patologico. Loro sono ben coscienti che l’azzardo è una cosa molto differente dal gioco: nelle attività nelle classi è sempre associato al pericolo, alla sconfitta, al disagio, all’ossessione. Gli studenti sono preoccupati per i loro compagni che sempre più stanno entrando in questo mondo. I sindaci stanno iniziando un’azione comune, si stanno alleando per combattere il fenomeno ma non è facile: anche Pavia aveva emesso un'ordinanza simile a quella di Milano, limitando gli orari di utilizzo delle macchinette, ma è stata bocciata anche qui; serve una regolamentazione da parte dello stato centrale. Noi non parliamo di proibizionismo, ma di intervenire sul disagio relazionale e sul degrado territoriale che stanno aumentando sempre di più. Come psicologo incontro molte persone che sono 'soggetti puri' che sono dipendenti esclusivamente dal gioco. Chi cade nella rete delle macchinette, non è solo da guardare come giocatore, ma come un potenziale dipendente. Dietro ogni slot ci sono 300 persone che ci lavorano, ma non solo per fare business: per creare dipendenti: domani avremo dipendenti che non hanno mai giocato».
La limitazione d’orario è utile per intervenire sul fenomeno?
«Sì, ma sarebbe utile soprattutto presidiare i territori. Bisogna preservare gli spazi dove passano i giovani, che è come un campo minato. A Milano ci sono 2200 luoghi dove si vende azzardo. In Lombardia si è fatta una legge la Legge 8, per la quale si sta lavorando sui decreti attuativi a proposito delle distanze dell’azzardo dai luoghi sensibili e frequentati dai minori. Un aspetto importante, ma che non va a colpire l’esistente: in Lombardia sono presenti 80 mila macchinette da gioco: da uno studio effettuato a Pavia è emerso che il 15% dei minori ha già giocato alle slot, il 26% al gratta e vinci, il 14% ha scommesso. Gli esercizi commerciali che hanno più di tre macchinette devono separare i luoghi di azzardo da quelli di non azzardo. E come vogliono farlo? Con una linea gialla per terra. Nei nostri centri commerciali, l’accesso alle macchinette è facilissimo. A Las Vegas può avvicinarsi chi ha 21 anni, e se si avvicina un minore i genitori rischiano il carcere. In Italia tutto questo è poco chiaro: le sale d’azzardo sono vietate ai minori, che però possono frequentare bar, tabaccherie, centri commerciali dove sono presenti queste slot. Stanno chiudendo molti negozi, ma i dati dell’azzardo vanno nella direzione opposta, è cresciuto del 17% lo scorso anno. Più del 56% dei proventi del gioco d’azzardo, in Italia, arriva dalle slot machine».