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In crescita le chiese battiste italiane guidate da missionari brasiliani

A colloquio con il past. Carmine Bianchi che cura i rapporti con la Giunta missionaria mondiale brasiliana 

Storicamente l’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (Ucebi) ha intrattenuto rapporti di collaborazione con le società missionarie estere (in particolare inglesi e americane). Negli ultimi anni sta crescendo significativamente la collaborazione con la Giunta missionaria mondiale brasiliana (Jmm). Attualmente, le chiese battiste guidate da missionari brasiliani sono: Mantova (collegata con Reggio Emilia, Milano p.zza Tripoli, Firenze), Treviso, Cesena, Milano, Brescia, Padova. Sono comunità in crescita che complessivamente raccolgono 500 membri, con una popolazione di 1500 unità; fanno il culto in lingua italiana ed evangelizzano principalmente italiani. Ne abbiamo parlato con il pastore Carmine Bianchi, segretario del Dipartimento chiese internazionali (Icd), che cura i rapporti con le chiese e i missionari della Jmm.

«La relazione con la Giunta missionaria è nata quasi per caso. Partecipavo ad un incontro internazionale in Sri Lanka, dove conobbi il responsabile a livello mondiale della Giunta brasiliana che mi propose di stringere una collaborazione. Fu così che nell’agosto del 1998 arrivò in Italia il pastore Manoel Florencio che, dopo un anno di collaborazione con me a Ferrara nel corso del quale ha compiuto un cammino di conoscenza della storia e della vita dell’Unione battista, ha cominciato a svolgere il compito di mediatore tra le chiese battiste italiane e quelle brasiliane. Sono due culture completamente diverse, ma fin dall’inizio i fratelli e le sorelle brasiliane hanno avuto un atteggiamento di profondo rispetto delle diversità che pur esistevano tra noi».

Come descriverebbe queste comunità?

«Sono comunità molto giovani (l’80% dei membri di chiesa sono giovani) e molto entusiaste, che hanno puntato molto delle loro attività e del loro ministero sulla valorizzazione della musica. I loro culti, ad esempio, hanno un’ampia parte della liturgia dedicata ai canti e sono spesso coinvolti in concerti di evangelizzazione nelle piazze. La chiesa di Treviso, che conta 200 membri, ha una scuola di musica e ben tre gruppi musicali».

Quale è il contributo specifico che queste chiese possono dare all’Ucebi e alla testimonianza battista in Italia?

«Sicuramente la riscoperta e valorizzazione dell’idea, tipica del battismo delle origini, che ogni battista è un missionario, idea che noi italiani abbiamo un po’ perso nel corso degli anni. Questo si traduce in una forte spinta a voler crescere numericamente: a Treviso, ad esempio, ci sono circa 12 gruppi che si incontrano durante la settimana finalizzati all’evangelizzazione, e i capigruppo fanno anche 40/50 kilometri per incontrarsi. Questo slancio evangelistico può essere un importante un incoraggiamento per le nostre chiese».

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