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La Gran Bretagna non parteciperà alle operazioni di salvataggio in mare dell’Ue

Francesco Piobbichi (Mediterranean Hope): «le bombe generano più migranti delle operazioni di salvataggio»

Il premier inglese Cameron ha detto che la Gran Bretagna non sosterrà l'operazione Triton nel Mediterraneo e il soccorso gestito dall’Ue sui confini in mare. A pochi giorni dalla fine di Mare Nostrum, come è stato anche confermato dal sottosegretario agli Interni Manzione, un'organizzazione privata di salvataggio, la Migrant offshore aid station chiude per mancanza di fondi.

Quali sono le prospettive concrete, quale la visione dal centro del Mediterraneo, Lampedusa? Ne parliamo con Francesco Piobbichi dell’Osservatorio Mediterranean Hope.

Come commenta le dichiarazioni di Londra?

«Queste dichiarazioni lasciano il tempo che trovano, perché sono inserite in un contesto più complesso di quello che traspare dai titoli. Le parole forti di Londra sembrano più incentrate a contenere la pressione di una campagna forte da parte dell’Ukip contro Cameron sul tema migrazioni e dall’altra a contrattare in Europa con un braccio di ferro fra tutti i governi dove il tema delle politiche sull’immigrazione è un luogo per avere la visibilità. Detto questo, sostenere che Mare Nostrum sia un incentivo all’immigrazione è un'ipocrisia. Hanno fatto più migranti le bombe di Londra contro Gheddafi e le speculazioni sul debito dei paesi del Sud del mondo che la City londinese conduce giornalmente: questo crea più immigrazione di qualsiasi operazione di salvataggio. I migranti sono persone che fuggono dalla guerra, in gran parte sono Siriani, Eritrei, Somali e così via. Centinaia di migliaia di persone fuggono e si trovano in un’altra guerra, quella Libica, in cui le milizie li usano come ostaggi».

Abbiamo letto di Moas, un operazione di salvataggio privata, che ne pensa?

«Ce ne sono state altre, ma Moas era l’unica operazione di questa portata. Forse possiamo intenderla come il primo progetto di società civile che interviene con un azione di soccorso in mare. Il fatto che chiuda da un lato è un problema, perché non è stato sostenuto. Dall’altro per la prima volta si interviene in modo concreto e efficace con operazioni non governative. Sarebbe interessante se rinascesse, ripreso dalla società civile».

In questo clima di cambiamento incerto, l’allarme relativo all'assenza di piani di salvataggio in mare è presente: è fondato?

«Si, ed è vero. Frontex non parla mai nei progetti di salvataggio e recupero, che invece sono compito dei singoli stati. La sospensione di Mare Nostrum è oramai un dato acquisito. Se prima le navi italiane arrivavano a soccorrere a 100 miglia da Lampedusa, ora si arriva a 30 miglia. Il sistema di pronto intervento non ci sarà più, questo significa un aumento consistente di morti. Inoltre, Frontex spende il doppio dei soldi destinati alle politiche di accoglienza e salvataggio, l’esperienza di Moas, citata prima, ci fa vedere come spendere i fondi in modo efficace sia possibile. Da non dimenticare l’aspetto che riguarda la criminalità organizzata, che come sempre trova un modo per produrre profitto dove le leggi determinano questa possibilità. Il proibizionismo in termini di migrazioni è senza dubbio un terreno di stabilità per le economie criminali. Togliendo questo spazio alle organizzazioni criminali con i corridoi umanitari, oltre a indebolirle daremo alle persone che hanno diritto di chiedere asilo una possibilità più concreta».

Foto: http://www.moas.eu/