Lo sguardo di Dio su di noi
20 ottobre 2014
Un giorno una parola – Commento a Luca 6, 20
Certamente il povero non sarà dimenticato per sempre, né la speranza dei miseri resterà delusa in eterno.
(Salmo 9, 18)
Beati voi che siete poveri, perché il regno di Dio è vostro.
(Luca 6, 20)
La felicità è aspirazione universale frequentemente frustrata e difficile da raggiungere. In ogni luogo della terra e nei diversi contesti sociali la felicità e l’essere felici possono significare cose molto diverse. Cosa fa felice un essere umano nelle nostre città strangolate dai gas da scarico? Quando parliamo del singolo la riflessione diventa intima e si moltiplicano all’infinito le possibilità. Notiamo il contesto letterario della beatitudine dei poveri: Gesù guarda una folla ì che è venuta a Gesù per ascoltare il suo insegnamento, per vedere i prodigi che compie, con il desiderio talvolta di diventare suoi discepoli. Gesù osserva questi uomini e donne e perciò le beatitudini sono lo sguardo di Gesù su di noi. Risulta chiaro che prima dell’insegnamento vero e proprio ai discepoli, Gesù pronuncia una formula di benedizione per quelli/e che ascoltano e mettono in pratica la sua parola. La beatitudine rappresenta lo sguardo di Gesù rivolto su di noi per benedire e salvare. Ogni beatitudine racconta un paradosso, parola che significa “contro la comune opinione”, perché trasforma la comune opinione su cosa sia la felicità e chi sia felice.
Per il mondo che ci circonda e per il mondo di Gesù un povero, un affamato non può essere una persona felice, anzi, sarebbero degli infelici, dei poveracci. A cominciare da Gesù stesso che era povero come la folla che lo inseguiva. Queste parole ci raccontano l’opera di Dio attraverso Gesù al presente senza rimandarla ad un futuro incerto: essa consiste ora nel trasformare la nostra condizione di infelicità in uno stato di felicità. L’opera di Dio in mezzo a noi, l’arrivo del Regno muta la nostra sorte, trasforma il pianto in gioia e la povertà in ricchezza. Il percorso del discepolo segue la via di Gesù che conduce e non parte dalla felicità. La comune opinione del mondo dice, siete infelici mentre, lo sguardo di Dio su di noi ci benedice perché l’opera divina trasforma la nostra infelicità in beatitudine.