Venerdì su Rai Storia il nuovo documentario su Willy Jervis.L'intervista a Giovanni De Luna
24 settembre 2014
Un lavoro di Giovanni De Luna e Enrico Cerasuolo presentato al Prix Italia di Torino
Presentato in anteprima al Prix Italia, il più antico e prestigioso concorso internazionale per programmi radio, tv e web ospitato dalla Rai di Torino, il documentario “La Resistenza tra scelta e martirio” che, attraverso i diari e le lettere di tre grandi protagonisti della guerra partigiana , ripercorre gli scontri, le ansie e le speranze, raccontati in presa diretta, nel pieno del loro svolgimento, delle battaglie che hanno insanguinato le montagne piemontesi dal 1943 al 1945. Emanuele Artom, ebreo, Willy Jervis, valdese, e Leletta d’Isola, cattolica, rivivono attraverso i loro scritti, conducendo lo spettatore negli abissi dell’abiezione umana, della guerra e di tutto ciò che comporta. Il progetto è a cura dello storico Giovanni De Luna, docente di Storia contemporanea all’Università di Torino e celebre volto televisivo di programmi di stampo storico, e di Enrico Cerasuolo che ne cura anche la regia. La produzione è a cura di Rai storia e Zenit arti audiovisive di Torino. Venerdì 26 settembre verrà trasmesso dal canale Rai storia (canale 54 del digitale terrestre e 23 di Tivùsat), alle ore 22.30.
A Giovanni De Luna chiediamo il perché della scelta di questi tre nomi, di fede differete: “Sono due i motivi prevalenti che stanno alla base di questa scelta. Il primo è che certamente il fervore religioso è una motivazione fortissima nella scelta di aderire alla Resistenza, almeno pari alla determinazione politica. Il secondo è legato alla tipologia dei loro scritti: si tratta di diari e lettere, scritti qui e ora, in presa diretta, che hanno quindi tutta la freschezza e l’immediatezza di una narrazione in tempo reale. Non sono ricordi o memorie, che possono essere parziali o errate: qui non ci sono dubbi, le vicende sono quelle raccontate nelle loro pagine, senza possibilità di interpretazioni o mancanze”.
Perché a settanta anni da quei fatti è ancora necessario parlare di Resistenza, nonostante ci sia chi spinge per andare oltre quell’esperienza? “Perché la Resistenza è uno dei momenti più alti della nostra storia, da scrivere con la s maiuscola per quello che ha significato in termini di ideali in campo e di giovani vite sacrificate per la salvezza del proprio paese. Da quegli anni è uscita una classe dirigente che ha avuto il compito di ricostruire l’Italia, e che si è formata sui grandi lasciti morali di quelle scelte. Si tratta di un immenso patrimonio cui attingere anche per conoscere meglio il presente e l’eterno ritorno delle tragedie, magari in altri continenti, in altre terre”.