Cinema: a Trento torna il Religion Today Film Festival
22 settembre 2014
Un'edizione dedicata al cambiamento con un focus sull'induismo
Il Religion Today Film Festival è il primo festival che mette in dialogo il cinema con le religioni. Un evento nato a Trento ma pensato per coprire tutto il territorio nazionale con proiezioni, eventi speciali, seminari e attività per le scuole. Nato diciassette anni fa, prosegue il suo cammino trasponendo sullo schermo i temi dell’attualità in relazione alla fede e promuovendo la conoscenza reciproca e il dialogo tra differenze. L’edizione di quest’anno, dal 10 al 21 ottobre, propone come tema “Change! Religioni, società, cambiamento”. Katia Malatesta ne è la direttrice artistica e le abbiamo rivolto qualche domanda.
Religione e società sono spesso visti come corpi statici, o comunque in lentissima evoluzione. Come vi può rientrare il concetto di cambiamento?
“Il fatto che le religioni siano viste come roccaforti della conservazione è stata proprio la considerazione da cui siamo partiti; fa parte della loro natura. D’altra parte siamo anche consapevoli che i cambiamenti, sebbene sotterranei e poco visibili, sono parte della vita delle religioni incarnate negli esseri umani e nella storia. In particolare ci sembrava che il cambiamento fosse un argomento estremamente attuale. Oggi ci troviamo spesso spiazzati di fronte a quelli che sembrano mutamenti epocali, a volte spaventosi, nel rapporto fra religioni e società civili e il 2014 è stato un anno in cui parlare di dialogo sembra essere diventato più difficile. Nonostante ciò, notiamo che il cambiamento viene avvertito come una forza positiva da tanti, a tutte le latitudini e, dopo che per anni ci siamo lamentati della crisi di valori, di una crisi di idealità, dell’impossibilità di pensare nuovi futuri possibili, in tanti oggi cominciano a sentire l’esigenza di un rinnovamento. Anche le religioni lo testimoniano ai più alti livelli: la figura di papa Francesco, riuscendo a parlare a credenti cattolici e, ugualmente, a non credenti, ne è un esempio. Il tema l’avevamo scelto già alla fine dello scorso festival e nel corso di quest’anno abbiamo pensato fosse il titolo giusto per questa edizione.”
Questo è un festival che si occupa di dialogo interculturale e tra fedi. Anche grandi festival di cinema internazionale, quello di Cannes e di Venezia ad esempio, hanno giurie dedicate ai film che propongono una riflessione sul dialogo interreligioso. Il cinema rappresenta un canale d'espressione per questa necessità di confronto?
“Assolutamente si. Nel 1997, quando è nata l’idea, questo festival sembrava una sfida improponibile. Il dubbio era che ci fosse spazio per un cinema monotematico; l’incognita riguardava soprattutto il numero di titoli che avremmo potuto proporre. Negli anni le cose sono cambiate e ora anche nei grandi festival si presta sempre più attenzione al fenomeno religioso perché ci si è resi conto che è un fattore chiave per capire il mondo in cui abitiamo, che si sia credenti o no. Il materiale cinematografico, che arriva da tutto il mondo, dall’Africa, dall’America, sempre più dai paesi orientali, ci ha fatto superare le perplessità iniziali, legate probabilmente a uno sguardo troppo eurocentrico”.
Usare la religione come chiave interpretativa della quotidianità e della cronaca, non rappresenta anche un’arma a doppio taglio?
“Ci sono tante persone che guardano con sempre maggiore diffidenza alle fedi, ma da sempre questa è una delle sfide che ci proponiamo come festival: quella di parlare del fenomeno religioso. Parlarne in modo critico, senza tacere alcuni nodi problematici - oggi sarebbe impossibile farlo – ma cercando anche di recuperare quello che può essere il ruolo positivo delle religioni all’interno della società. Anche il cinema può essere un’arma a doppio taglio se alimenta stereotipi e visioni sommarie, ma siamo convinti che abbia un potenziale grandissimo nell’avvicinare le diverse culture ed espressioni di fede, evitando le generalizzazioni. Questo è quello che cerchiamo di fare attraverso una selezione di film rappresentativa di realtà diverse, che aiuti a conoscersi meglio”.
Durante questo percorso, iniziato nel 1997, quali sono gli obiettivi che ritenete di avere raggiunto?
“Noi scherziamo dicendo che con i suoi 17 anni il festival è ancora adolescente ma in realtà la strada fatta è stata tanta. Ci siamo spesso interrogati sull’evoluzione del progetto che, pur essendo in continuo cambiamento, resta fedele all’ispirazione iniziale. L’identità del festival procede su un doppio binario: da una parte la riflessione squisitamente culturale e cinematografica, dall’altra l’anima più militante, di promozione del dialogo interreligioso. Cerchiamo di intercettare i cambiamenti che interessano la settima arte in senso stretto, ma anche quelli che riguardano il rapporto, complesso ed affascinante, tra religioni e società”.
Nell’edizione di quest’anno quali sono le realtà religiose che emergono con più forza?
“Come sempre è difficile trovare una sintesi perché la selezione di 49 film che abbiamo effettuato, varia sia nei linguaggi cinematografici sia nei contenuti. Sono rappresentate tutte le grandi religioni; quest’anno dedichiamo uno spazio particolare all’induismo. Quello che colpisce maggiormente è come la fede assuma nuove forme a tutte le latitudini: per questo proporremo un documentario che racconta come quella religiosità che per anni è stata associata a un mondo rurale, non urbano, stia invece rinascendo con forza anche nelle città”.
Quali sono gli eventi da non perdere?
“Un percorso al quale teniamo moltissimo è quello che riguarda il ruolo delle religioni nella promozione della giustizia. Il 10 ottobre uno spettacolo teatrale che ricorda la figura di padre Pino Puglisi sarà l’incipit per una tavola rotonda a cui parteciperanno un magistrato e un uomo di chiesa che viene da Palermo, in particolare dal quartiere Brancaccio, dove fu ucciso don Puglisi, per parlare del rapporto complesso e non privo di contraddizioni tra chiesa e mafia. Proseguiremo il giorno dopo con la presenza dell’imam di Firenze, sempre in dialogo con un magistrato per aprire al tema della lotta al terrorismo. Una piaga del mondo contemporaneo che cercheremo di affrontare con uno sguardo sereno, equilibrato e indirizzato a capire il ruolo positivo che le religioni possono avere”.