Il linguaggio dell’Evangelo
19 settembre 2014
Un giorno una parola - Commento a Matteo 9, 29-30
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e saranno sturati gli orecchi dei sordi
(Isaia 35, 5)
Gesù toccò loro gli occhi dicendo: «Vi sia fatto secondo la vostra fede». E gli occhi loro furono aperti
(Matteo 9, 29-30)
Senza perdere la pazienza ci siamo abituati ormai a pubblicità martellanti che ci promettono fantastici risultati in ogni settore, sia che si tratti del ringiovanimento del nostro corpo, sia che si tratti della pulizia della nostra casa o della nostra biancheria. E alla fine, a forza di ascoltare sempre lo stesso messaggio e assistere ad immagini accattivanti, la nostra mente fa quel piccolo passaggio su cui gli studiosi di marketing contano, e si dice: perché no? Tentare non nuoce, in fondo ho visto il miracolo funzionare per altri e dunque, può funzionare anche per me. A quel punto, la nostra credulità indotta introduce nel carrello della spesa un nuovo costoso prodotto efficace tanto quello vecchio. Non credevamo ma ci hanno convinti, mostrandoci ossessivamente un piccolo miracolo tipico della società dei consumi, piccolo, sì, ma pur sempre miracolo.
Il linguaggio dell’Evangelo è di segno opposto rispetto a quello pubblicitario: l’avvenimento miracoloso non è una manifestazione straordinaria di super-poteri, sfoderati con lo scopo di esercitare un convincimento. Il miracolo è piuttosto qualcosa di intimo, di nascosto che Gesù può attuare con amore quando avverte la fede, la fiducia sconfinata con cui viene chiesto aiuto a Dio. Il miracolo non porta alla fede ma è la fede a portare il miracolo. Solo chi ha fede, con l’aiuto di Gesù, può aprire gli occhi e ottenere finalmente uno sguardo capace di vedere Dio all’opera nelle pieghe della realtà.