Chiese metodiste e valdesi: dobbiamo partire, come migranti
29 agosto 2014
Nonostante la crisi, ha affermato Bernardini, «non abbiamo perso la speranza e la voglia di progettare e di impegnarci»
Il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi si è concluso oggi a Torre Pellice (Torino) con le elezioni dell’esecutivo (la Tavola valdese) e di vari comitati e commissioni di nomina sinodale. A ricoprire l’incarico di «moderatore» della Tavola valdese è stato confermato, per un terzo mandato annuale, il pastore Eugenio Bernardini che, subito dopo la proclamazione dei risultati delle elezioni, ha rivolto il consueto discorso ai 180 membri del Sinodo.
«Viviamo in tempi difficili», ha detto il pastore Bernardini riferendosi alla crisi economica e sociale «che continua a frustrare le speranze degli europei e degli italiani in particolare», ma anche ai tanti conflitti che insanguinano il mondo e che troppo spesso si rivestono di un manto religioso: sono le «guerre in nome di dio» (rigorosamente con la «d» minuscola), «un orrore blasfemo nel quale cupi guerrieri invocano un dio senza amore, violento e vendicativo. Un dio che non ritroviamo in nessuna scrittura rivelata ma solo nelle menti deliranti di chi cerca una legittimità che nessun dio gli potrà mai dare». «Uccidere, violentare e torturare nel nome di una fede», ha proseguito il moderatore, «è un abominio, e tutti noi dobbiamo denunciarlo come tale: come un peccato blasfemo che offende il volto e il cuore di Dio» (questa volta con la D maiuscola).
Ma la crisi non tocca solo le nostre società: colpisce anche le chiese, in particolare le chiese «storiche» della vecchia Europa che devono affrontare una diminuzione talora drastica di membri di chiesa e risorse.
Eppure, nonostante la crisi, ha proseguito Bernardini, «non abbiamo perso la speranza e la voglia di progettare e di impegnarci». Si tratta dunque di «ripartire» riscoprendo la dimensione missionaria della chiesa, la spinta a «integrare in una comunità solidale e inclusiva uomini e donne, giovani e anziani, nativi italiani e di altri continenti presenti in Italia», lo sforzo di comunicazione verso l’esterno (il progetto di rilancio del periodico «Riforma», che il Sinodo ha approvato all’unanimità). Ripartire anche sul piano dei rapporti ecumenici e interreligiosi, in particolare cogliendo «i segnali di nuova fraternità che ci giungono da vari livelli della Chiesa cattolica romana, che apprezziamo e che ci impegniamo ad approfondire».
Per il moderatore valdese di tratta di ripartire trovando nuove modalità e nuovi linguaggi per esprimere la fede, ma senza «staccare il legame con il passato, il meglio del passato che ha saputo legare fede e ragione, cultura e teologia, identità e apertura ecumenica, amore per la libertà e per i diritti di culto e religione insieme alla libertà e ai diritti della coscienza e della persona umana». In questo, ha detto ancora Bernardini, «siamo un po’ come i nostri fratelli migranti: dobbiamo partire da una terra sempre più povera e senza prospettive verso una nuova da cui ci si aspetta comunque il meglio, o almeno il senso del nostro essere testimoni di una fede antica, eppure sempre nuova, vissuta non in solitudine ma in una comunità di fratelli e sorelle, e senza dimenticare la nostra responsabilità sociale».
Gli ultimi ordini del giorno approvati dal Sinodo valdese riguardano i crescenti «conflitti armati e le violenze in varie aree del mondo», la situazione dei profughi e degli immigrati (sottolineando l’importanza del progetto Mare Nostrum e di ogni altra simile azione di salvataggio in mare), l’ecumenismo, il testamento biologico, la formazione dei giovani.
Per quanto riguarda il rinnovo delle cariche amministrative, la Tavola valdese ha un nuovo vice-moderatore, il pastore metodista Luca Anziani; alla presidenza dell’Opera per le chiese metodiste in Italia (Opcemi) è stata riconfermata la diacona Alessandra Trotta.
Il video del discorso finale del moderatore Bernardini