La Claudiana di Torino fra crisi e speranze
28 agosto 2014
Chiude Pralibro, si apre il dibattito in Sinodo
Nella discussione sinodale di martedì mattina, dedicata alla cultura, si è affrontato anche il tema della Claudiana. Come osservava la relazione della Commissione d'esame, «È impossibile pensare l'editrice senza le sue librerie», e su una di queste, quella di Torino, si è concentrata l' attenzione. Sono emerse posizioni diverse, da un lato c’è chi non vede nella libreria di Torino una specificità e un ruolo di “porta sulla città”, dall’altro c’è chi è convinto invece che la sua mission si spenda in questa città con un ruolo fondamentale di testimonianza evangelica. Fra questi c’è anche Sara Platone, che dal 2011 si occupa della libreria, alle quale abbiamo posto alcune domande.
Innanzitutto, come valuti il dibattito sinodale?
«Sono contenta che il Sinodo abbia dedicato tempo alla Claudiana, perché significa che è un tema che sta a cuore alle chiese».
La Claudiana di Torino affronta una situazione particolarmente critica legata non soltanto al deficit di bilancio ma a difficoltà strutturali.
«Indubbiamente la libreria di Torino sta vivendo un periodo di difficoltà, legato a problemi interni ma sicuramente dettato anche dal fatto che Torino è una città che da anni sta vivendo una crisi pesante. Noi cerchiamo comunque di proporre dibattiti, stimolare il dialogo e le idee, cercando anche di promuovere la vendita del libro».
Ritieni che la Claudiana di Torino abbia una mission particolare? Qual è il suo ruolo nella città?
«La Claudiana è l’unica libreria della città in cui si possono trovare sia libri religiosi di varie confessioni, sia il meglio delle novità di narrativa e saggistica. Questa è una peculiarità, che non va sottovalutata perché le alternative sono le librerie cattoliche o quelle generaliste. La selezione dei libri riflette anche la nostra proposta culturale, ma oltre ai libri proponiamo vari tipi di incontri culturali. A esempio da diversi anni ospitiamo iniziative musicali nell’ambito della manifestazione MiTo. Quest’anno il 12 settembre ci sarà un concerto pubblico dedicato ai bambini. Oltre alle attività in libreria, siamo molto presenti nella città: fra settembre e ottobre parteciperemo alle manifestazioni Laici in Piazza, Portici di Carta e Torino Spiritualità».
Quale importanza ha la vicinanza (fisica, data la prossimità della sinagoga, ma anche ideale) della comunità ebraica?
«Abbiamo un rapporto privilegiato, di stretta collaborazione. Posso dire che siamo la loro libreria di riferimento e avverto questa relazione come una grande responsabilità. È una comunità che ama i libri, che legge ed è molto vivace culturalmente. Noi lavoriamo anche con la scuola ebraica, proponiamo alcuni testi di lettura durante l’anno e prima dell’estate allestiamo una libreria nei locali mensa della scuola dove i bambini possono acquistare un libro per le vacanze. Anche con il ristorante ebraico Alef abbiamo ottimi rapporti ed è già capitato di fare dei pranzi con presentazioni di libri. Inoltre, curiamo la selezione per la loro biblioteca e ci occupiamo delle presentazioni di libri presso il loro centro culturale; i n particolare domenica 14 settembre festeggeremo con loro la giornata europea della cultura ebraica».
Il pastore Paolo Ribet ha ribadito l’importanza della libreria nella città come strumento di evangelizzazione e di testimonianza della presenza dei valdesi...
«Sicuramente la coscienza collettiva torinese riconosce nella Claudiana un punto di riferimento del mondo evangelico subalpino, in particolare valdese. Tantissimi vengono in negozio per avere le informazioni più disparate, su come iscrivere i propri figli ai campi di Agape, sul testamento biologico, sugli orari di apertura del tempio o sulle altre chiese evangeliche cittadine. Siamo quindi una vetrina, uno sportello aperto al pubblico. Per molti il primo contatto con il mondo valdese è quello con il libraio della Claudiana».
In alcuni interventi sono state citate le pubblicazioni della Claudiana, a volte menzionate come troppo difficili, troppo di nicchia; tu che cosa riscontri nell’attività della libreria?
«Sicuramente l’editoria Claudiana non è facile da vendere al di fuori del nostro ambiente. È una sfida che noi librai conosciamo bene. Negli ultimi anni sono state fatte pubblicazioni più divulgative e fruibili, ma credo si possa ancora migliorare. Ad esempio, l’offerta per ragazzi e bambini è un po’ scarsa. Diciamo che il nostro ruolo di promotori del libro potrebbe essere più semplice con uno o più bestseller».
Quali iniziative sono state avviate per il rilancio della libreria?
«A me non piace parlare di rilancio. A mio avviso la libreria ha in sé tutte le potenzialità per funzionare bene. Si tratta di valorizzarle consolidando gli aspetti caratteristici. Lavorare di più e meglio con la comunità valdese e sul tessuto urbano. La presenza con un banchetto alla festa del XV agosto rientra in questa strategia di presenza, in cui non si deve inventare nulla di nuovo ma sfruttare al massimo le possibilità che già esistono».
La discussione sul tema è cominciata sul lato economico, ma è stato subito sottolineato che il deficit culturale del nostro Paese è molto più grave del deficit economico della Claudiana. E forse non è un caso che l’edizione di Pralibro di quest’anno si sia aperta su questo tema.
«Infatti abbiamo inaugurato il festival con una riflessione che trae spunto dall’ultimo libro di Giovanni Solimine sul costo dell’ignoranza in Italia. È chiaro che in un paese in cui tutte le statistiche ricordano il basso livello di competenza della popolazione adulta e la debole partecipazione alla vita culturale, in cui non si investe in formazione, la presenza di una libreria protestante diventa anche un luogo di resistenza, ed è importante a prescindere dal fatturato. Siamo a metà tra un centro culturale e un negozio e questo fa sì che spesso i frequentatori degli incontri non acquistino il libro, ma escano con qualche idea in più».
Pralibro è stata citata più volte come iniziativa positiva e di grande valore per promuovere la libreria, oltre che la cultura in genere in un contesto di piccola comunità di montagna. Una valutazione?
«Purtroppo il maltempo non ha favorito la partecipazione, tuttavia il bilancio generale è positivo. In un mese abbiamo proposto al pubblico delle Valli 38 incontri, tra cui teatro, concerti, laboratori oltre che presentazioni di libri. Negli ultimi anni abbiamo investito sempre di più nell’organizzazione di Pralibro e siamo stati ripagati, ormai è un appuntamento atteso e partecipato».