Il credente: un cercatore
22 agosto 2014
Un giorno una parola - Commento a Filippesi 3,13-14
Il popolo di quelli che conoscono il loro Dio mostrerà fermezza e agirà
(Daniele 11,32)
[Paolo scrive]: «Fratelli, io non ritengo di averlo già afferrato; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la meta
(Filippesi 3,13-14)
Il/la credente non smette mai di correre. Pur essendo già stato afferrato da Cristo (v. 12) non è ancora giunto alla mèta, non ha ancora afferrato il «premio» atteso a fine corsa, il «premio della vita alla quale Dio ci chiama per mezzo di Gesù Cristo» (v. 14b, traduzione interconfessionale in lingua corrente). Dunque continua a correre, senza voltarsi indietro («dimenticando le cose che stanno dietro») e guardando fisso verso la mèta («protendendomi verso quelle che stanno davanti»).
La metafora sportiva della corsa compare anche in altre lettere dell’apostolo Paolo, per esempio in I Corinzi 9,24 ss.; Romani 9,16; Galati 2,2 e 5,7; e anche in Filippesi 2,17. Nel nostro testo, però, anziché usare il verbo greco per «correre» (trécho) Paolo utilizza (v. 12 e 14) il verbo diòko, che significa letteralmente «perseguire», «inseguire», «cercare».
Per questo il teologo protestante Karl Barth afferma che il credente resta per tutta la vita un cercatore, una cercatrice. Non però qualcuno che cerca a casaccio: il credente è qualcuno «che corre, ma non alla ventura, che “fa del pugilato”, ma senza colpire nel vuoto» (cfr. I Corinzi 9,26). Lo Spirito Santo fa del credente un essere umano che cerca «non nel vago e seguendo la fortuna del caso, ma che sa molto bene ciò che cerca e dove deve cercarlo – qualcuno che cerca, sì, ma le cui mani restano vuote, perché non ha ancora afferrato ma si sforza di afferrare il Cristo, colui che si è appopriato di tutto il suo essere. E lo Spirito Santo non permette all’uomo di “cercare” in modo casuale e disperdendo le sue forze da ogni lato; di mettersi in cerca della sola cosa necessaria - la sua vita in Cristo - e al tempo stesso di qualunque altra possibilità di vita. L’istruzione che dà lo Spirito Santo consiste nel portare l’uomo tutto intero a concentrarsi su questa unica cosa necessaria» (Karl Barth, Dogmatique, vol. 20, p. 401)